domenica 20 settembre 2015

Origini del gioco


Le origini del gioco sono antichissime e, praticamente, coincidono con la comparsa dell'uomo sulla Terra. Se analizziamo i reperti conservati nei musei e osserviamo le scene raffigurate sugli antichi affreschi e mosaici, possiamo notare come gran parte degli attuali strumenti di gioco abbia un'origine molto remota.
Anche in Egitto, in Grecia, a Roma e in tutto il resto del mondo antico i nostri antenati si divertivano, come noi, con palle, palline, cordicelle, trottole, birilli, carretti, bambole e soldatini. Anche giochi più elaborati, come gli scacchi sono nati molto tempo fa.
Siccome spesso il gioco viene ritenuta un'attività non direttamente produttiva, si tende talvolta a non considerarlo degno delle persone 'serie'. Una rivalutazione dell'importanza del gioco ha cominciato a prendere forma con la pubblicazione del saggio Homo ludens ("Uomo che gioca") dello storico olandese Johan Huizinga. In quella fondamentale opera veniva per la prima volta sostenuto che il gioco non è una delle tante occupazioni dell'uomo, ma è il motore di tutte le sue più importanti attività: arte, letteratura, teatro, diritto, scienza, religione e filosofia. Inoltre, si affermava che l'istinto del gioco è comune a tutti gli esseri umani, in qualunque parte del mondo vivano e qualsiasi grado di cultura possiedano. Il gioco è un'attività molto utile e fondamentale che ci consente di rafforzare e di affinare, in maniera piacevole, le potenzialità del corpo e della mente. È importante giocare anche in famiglia, tra persone di diversa età, per imparare a stare insieme e volersi bene. Mette innanzitutto in risalto le valenze positive del gioco, sottolineando come anche un'occupazione piacevole di questo genere ci consenta di rafforzare e di affinare le potenzialità del corpo e della mente.
Dobbiamo considerare che a fare di un'attività un gioco non è il tipo di azioni che compiamo, ma è lo spirito con cui le svolgiamo.


Per svolgere un'attività di gioco dobbiamo avere a disposizione delle specifiche risorse. In particolare, ci servono: dei materiali da maneggiare, dei compagni da coinvolgere, un regolamento da seguire, alcune competenze a cui attingere e, infine, il tempo, la voglia e uno spazio adeguato... Non è necessario, però, possederle proprio tutte.
Esistono molti giochi che non richiedono particolari attitudine, volendo, abbiamo sempre l'opportunità di giocare da soli. Il giocattolo più grande che abbiamo ricevuto in regalo dalla nascita, e che non ci lascia mai, è il cervello, sede della nostra fantasia e della nostra creatività.
Un giocattolo eccessivamente sofisticato rischia anzi di rendere passivo il nostro atteggiamento e di soffocare lo sviluppo della nostra creatività.
Il gioco tra due compagini contrapposte, infatti, aiuta a consolidare lo spirito di collaborazione e il rispetto dei rapporti all'interno di un gruppo. Molti genitori riempiono di giocattoli i propri figli, nell'intento di soffocare il senso di colpa che provano per non riuscire a trascorrere molto tempo con loro. Non dobbiamo, però, illuderci: nessun giocattolo al mondo può suscitare gli stessi stimoli cognitivi, creativi ed affettivi che procura il piacere di giocare e imparare divertendosi insieme ai propri genitori.


"I giochi aiutano i bambini a esplorare il mondo che li circonda"
 (Friedrich Wilhelm August Fröbel,)
 
Fonti:
 http://www.treccani.it/enciclopedia/giocare_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/
http://www.associazionegiochiantichi.it/giochi-tradizionali.aspx

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