sabato 19 settembre 2015

I bambini sanno giocare come una volta?

Un tempo la villeggiatura era solo riservata ai ricchi o a dei fortunati che avevano parenti in località marine o montane. Un'altra possibilità erano le colonie ma vi vigeva una rigida disciplina che impediva ai bambini di esprimersi e giocare liberamente. Qualche attività ricreativa si poteva fare negli Oratori delle Parrocchie o di organizzazioni religiose, ma era sempre troppo poco per il ruolo e l’importanza che ha il gioco per il bambino.
Il recupero dei giochi tradizionali rappresenta la riscoperta della propria storia, delle proprie origini e del senso di appartenenza. Il gioco stimola l’inventiva, la curiosità, la manualità, l’ingegno; con il gioco il bambino si adatta e si avvicina alla società degli adulti.

Le attività ludiche che i ragazzi oggigiorno compiono sono molto cambiate rispetto a una volta. Ora passano gran parte del tempo chiusi in casa davanti a grandi o piccoli schermi, giocando con Wii, Play-Station, Nintendo e altri giochi elettronici; negandosi tempo all’aria aperta, luce del sole, movimento, creatività, conoscenza e miglioramento delle proprie capacità fisiche e motorie; per non parlare dell’aspetto relazionale, vale a dire la conoscenza di sé e dell’altro, la comunicazione, l’interscambio, la competizione, l’imparare a crescere dai contrasti, affrontando le difficoltà. Quindi dalla semplice attività del gioco si può aiutare l’individuo, formandolo ed educandolo per interiorizzare le norme del vivere in società.

"L'uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare"

(George Bernard Shaw)

Fonti:
http://www.tgcom24.mediaset.it/

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